Maurizio Vanni Review
Alyssia Lazin: Essenze (Italian)
La fotografia non corrisponde semplicemente a un’immagine che riproduce perfettamente la realtà di un certo momento, in un particolare luogo e per mezzo di una particolare rispondenza alla luce. È qualcosa di più complesso e completo, una vera e propria struttura compositiva cercata dall’artista che indaga in modo soggettivo la verità e l’essenza delle cose. La rappresentazione che scaturisce dalla macchina fotografica si forma grazie all’effetto della luce su materiali fotosensibili che, per mezzo dell’azione e della reazione di alcune sostanze chimiche, strutturano un’immagine sopra un supporto di carta, plastica, legno, metallo, o altro. Quindi non possiamo parlare di un semplice scatto più o meno geniale, ma di una precisa volontà creativa legata all’artista che conosce i mezzi e gli elementi di sostegno in grado di metterlo in condizione di trovare personalissime soluzioni tecniche per giungere all’esito che desidera.
Alyssia Lazin è una persona curiosa e sensibile, che ama e rispetta l’universo, che adora la vita in ogni suo aspetto e forma, e che non dimentica mai tutte le esperienze professionali ed emotive che l’hanno condotta a viaggiare e conoscere usi, costumi, architetture, luci e colori di tanti paesi. Alyssia utilizza la macchina fotografica per scoprire e ri-scoprire il mondo, per indagare le forme di microcosmi in eterno divenire o per cercare le armonie di quegli opposti che magicamente, attraverso un gioco di luci, armonizzano volumi che teoricamente non avrebbero mai potuto essere compatibili tra di loro.
In lavori come “Shadow in Company”, “Alien Prospective”, “Both Sides” e “de Chirico Echo”, Alyssia cerca nel riflesso dell’immagine, che sia il riverbero di uno specchio d’acqua o una semplice ombra, il pretesto per riflettere sull’oggetto principale. In certe composizioni è come se volesse mettere in dubbio la realtà cercandone l’essenza proprio per mezzo di una proiezione che diventa volume a tutti gli effetti. Ne scaturiscono scatti quasi astratti, certamente astrusi da una percezione lineare e ordinaria della realtà tangibile, che si offrono come una sorta di stargate dimensionali.
Anche in opere come “Double Take”, “Floating By”, “Animals Captured” e “Trees Also Dream”, tutto sembra precario e in costante movimento, ma c’è ancora la volontà di proporre una lettura della realtà fenomenica alternativa. L’acqua, infatti, assume una valenza più simbolica che estetica: sorgente di vita, mezzo di purificazione e centro di rigenerazione. L’acqua è veicolo di ogni forma di vita e percepire un’immagine attraverso il suo riflesso potrebbe voler dire scoprirne l’anima.
La fotografia tecnica, tutt’altro che meccanica e standardizzata, ha offerto un materiale da plasmare ricco e versatile che dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi ha rivoluzionato non solo il mondo della fotografia, ma anche quello delle arti visive. La conoscenza delle differenti tecniche permette all’artista che utilizza la macchina fotografica di ottenere degli effetti che sarebbero improponibili e non appropriati per altre espressioni artistiche. Negli scatti “Racing on Gold”, “Stepping Off”, Windows Walls” e “Anchored to the Sky”, Alyssia crea delle immagini in movimento che quasi annullano il dato visivo di partenza: figure, personaggi e oggetti perdono consistenza materica a vantaggio di suggestioni di luci e colori che si offrono a una visione istintiva, pura e libera dalla rappresentazione e dalla mimesi della realtà. Composizione nelle quali il dato reale viene contaminato e, in certi casi, deflagrato e violato dal dato memoriale e da quello ideale.
Una situazione simile la possiamo percepire di fronte a foto come “Modern Temple”, “Through the Looking Glass”, “Land Surf” e “Triumphal Arch”: una precarietà sistematica che mina ogni certezza sulla natura. Ne scaturiscono immagini che possono rappresentare il tutto e il suo contrario. Non è la riproduzione che interessa la fotografa americana, ma una composizione che si allontana da ogni riferimento spazio-temporale certo per proiettarsi in una dimensione in grado di evidenziare l’emozione scaturita dalla visione.
Forme geometriche ben definite vengono elaborate, con un particolarissimo uso del colore e del chiaroscuro, in composizioni che occupano interamente lo spazio ottico dell’immagine: sono queste le caratteristiche principali di lavori come “Smooth Corners”, “Morandi Revisited”, “Symphony of Texture”, “Perfect Passage” e “Between Two Worlds”. Scatti di interni ed esterni come potrebbero essercene ovunque, ma catturati da angolature non consuete che, come sempre, mettono in primo piano l’elemento che, almeno in apparenza, non sembra quello più importante della scena. In certe immagini si ha come la sensazione che Alyssia voglia evidenziare a tal punto la visione per renderla astratta e quindi più vera di ciò che consideriamo realtà.
Quelli di Alyssia Lazin sono lavori che si attengono a intuizioni personali in grado di decifrare quel senso di mistero percepito nel reale e sul reale attraverso elementi e oggetti che si manifestano come non avremmo mai potuto vederli con l’utilizzo del solo senso della vista. Il provvisorio e l’inatteso si trasformano, in modo naturale e spontaneo, in un’immagine senza tempo e, come nel caso dell’opera “Floral Deception”, in una struttura compositiva che va ben oltre l’oggetto di partenza, che supera il dato visivo iniziale per ammiccare a quell’oltre che non può essere connotabile con certezza dall’emisfero sinistro del cervello – legato alla razionalità e al logos – fin troppo vigile nella società contemporanea. Stoffe e orditi si aprono come fiori, come colori sciolti nell’acqua, come imprevedibili personaggi, come oggetti meravigliosamente inutili, come il volo di una farfalla che rincorre il proprio essere attraverso il proprio fare. Alyssia sa bene che basta dare il nome a una cosa per farla esistere.
Alyssia Lazin: Capturing the Essence (English)
A photograph can never be simply defined as an image that is the perfect reproduction of a certain moment, in a particular place caused by a specific reaction to the light. It is something far more complex and complete, it is a compositional framework used by the artist intent on subjectively investigating the truth and the essence of things. The camera produces a representation thanks to the effect of the light on the photosensitive materials, which, because of the action and reaction of chemical substances, builds an image on different surfaces such as paper, plastic, metal, wood, etc. Therefore, we can’t speak about a simple snap of a shutter that is more or less ingenious, but rather about a precise creative intent of the artist who uses the capabilities of the medium to find very personal technical solutions to achieve the desired results.
Both inquisitive and sensitive, Alyssia Lazin, loves and respects the universe and adores life in its every aspect and form. She never forgets the professional and emotional experiences that have induced her to travel and become familiar with the habits, customs, architecture, lights and colors of many countries. Alyssia uses the camera to discover and re-discover the world; to investigate the shapes of everchanging microcosms or to look for the symmetry of those opposites that magically harmonizes, through a play of lights, those forms that theoretically could never be compatible.
In works like “Shadows in Company”, “Alien Prospective”, “Both Sides” and “De Chirico Echo”, Alyssia uses the reflection of the image, be it mirrored in water or a simple shadow, as a pretext for reflecting on the main subject matter. In certain compositions it seems as though she would like to make us doubt reality, seeking its essence by means of a projection or reflection that takes on its own material consistency. The resulting shots are almost abstract, certainly difficult to comprehend when perceived from an ordinary and linear view of tangible reality; these photos become a sort of dimensional Stargate.
Also in the works like “Double Take”, “Floating By”, “Animals Captured” and “Trees Also Dream”, everything seems precarious and in constant movement, but there is the desire to present an alternative interpretation of reality. In fact, here the meaning of water is more symbolic than esthetic: it is the spring of life, the means of purification and center of regeneration. Water is the medium of every life form. To perceive an image through its reflection could amount to revealing that image’s soul.
Photographic technique, far from being mechanical and standardized, has provided a trove of rich and versatile material, which from the second half of the Nineteenth century to present has revolutionized not only the world of photography, but also that of the visual arts. The mastery of the different techniques allows the artist who uses a camera to obtain effects that would be inadmissible or inappropriate in other fields of art. In “Racing on Gold”, “Stepping Off”, “Window Walls” and “Anchored to the Sky”, Alyssia has created images in movement that almost invalidate the original subject matter: figures, people and objects lose their material consistency in a delicate play of lights and colors that offer an instinctive perception, pure and free from the need to represent and imitate reality. In these compositions, what the viewer sees is contaminated and, in certain cases, set ablaze and violated both by elements of his memory and by his ideal perception.
We are faced with a similar situation when admiring photos like “Modern Temple”, “Through the Looking Glass”, “Land Surf” and “Triumphal Arch”: there is a systematic precariousness that undermines every certainty about nature. This brings forth images that can represent everything and its opposite. It isn’t faithful reproduction that interests this American photographer, but rather a composition that draws away from any time-space reference to project itself in a dimension that highlights the emotions that vision evokes.
Well-defined geometrical forms are elaborated, with a very particular use of color and chiaroscuro, into compositions which occupy the entire visual field of the image: these are the characteristics of the principal works like “Smooth Corners”, “Morandi Revisited”, “Symphony of Texture”, “Perfect Passage” and “Between Two Worlds”. Though these interior and exterior shots could seemingly be found anywhere, they are captured from unusual perspectives and, as always, the elements that apparently don’t seem the most important of the scene, are put in the foreground. Certain images give the sensation that Alyssia wants to so highlight her vision as to make it abstract and thus truer than what we consider reality.
Alyssia Lazin’s works are personal intuitions able to decipher the sense of mystery perceived in the material world through the elements and objects that manifest themselves as we would never have been able to see using our sight alone. The temporary and unexpected are transformed, naturally and spontaneously, into a timeless image and, as is the case with “Floral Deception”, into a composition that goes well beyond the original subject: the initial visual meaning is transcended, hinting at the “world beyond” which cannot be entirely comprehended by the left hemisphere of the brain - tied to rationality and the logos - ever too vigilant in today’s society. Fabric and weave open up like flowers, like colors dissolved in water, like unpredictable characters, like wonderfully useless objects, like the flight of a butterfly that is in pursuit of its essence through its actions. Alyssia knows well that by focusing on a subject, she makes it exist.
Maurizio Vanni
Museum Expert, Historian and Art Critic